Se il Punk diventa iperfemminile

Punk, dark, underground, grunge. Tanti nomi, tante etichette, tanta musica diversa. Eppure gli ingredienti che li compongono sono pericolosamente simili: disagio generazionale, gioventù bruciata, icone da osannare e da emulare, crisi depressive, sfondo urbano e soprattutto capi di abbigliamento iconici.

Lo sguardo è laconico, la bocca serrata. A costruire un mito non sono le parole ma i pezzi scelti che creano lo stile, all’apparenza così disordinato, in profondità studiato con cura certosina.

Quando appaiono la prima volta, queste filosofie di vita rompono i ranghi e diventano discutibili scelte da censurare. Oggi, in un’epoca in cui tutto sembra stato fatto, salvato sulla memoria esterna e archiviato, inevitabile appare recuperare il passato e farlo interagire con il presente. Con dei risultati sorprendenti.

Ed è così che il punk, tanto stigmatizzato e tenuto a bada, torna prepotentemente a tenere banco qui e ora, diventando però il giusto ingrediente per un gusto dolceamaro che mescola asprezza e femminilità.

Nato a metà degli anni ’70 e diffusosi nel Regno Unito e negli Stati Uniti, il movimento punk coinvolge soprattutto i ragazzi, riuniti sotto la stessa bandiera di una musica comune: band di rottura come i Clash, i Ramones e i Sex Pistols.

Riconoscere gli adepti di questo nuovo stile di vita è facile; si aggirano nei sobborghi metropolitani con un look disturbante all’occhio di molti: trucco marcato, tinture per capelli squillanti, stivali, borchie e pelle. Un esercito di dissidenti che presto troverà la sua stilista di riferimento: Vivienne Westwood, irriverente inglese dalla chioma aranciata.

Il tempo alle volte si diverte a scombinare le carte ed ecco che gli elementi della cultura punk diventano nel 2018 strumenti necessari per esaltare la femminilità: gli stivali con le stringhe si sposano perfettamente con abiti dalle tinte chiare boho-chic. La giacca di pelle viene indossata sugli abiti da sera. Le borchie decorano scarpe con i tacchi a spillo senza far perdere l’allure da signorina chic. Un tradimento mai così dolce che regala riletture inedite e sfonda ogni confine netto in onore di un’unica regina: sua altezza la Moda.

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